Sono super sensibile

Ti commuovi se vedi un film romantico, per una qualunque ingiustizia agli umani e animali, per un amore negato o tradito affoghi nelle tue lacrime, ma anche se ricevi un complimento che senti sincero ti commuovi, o quando vedi un bel tramonto, un panorama… insomma sei una lacrima facile.

Benevenuto/a nel mondo dei super-sensibili che comunemente fa rima con insicuri, ora vediamo perché.

L’ho scritto e detto mille volte – vedi canale Telegram https://t.me/valeriamilanRC– che viviamo in un’epoca storica in cui sono stati promossi comportamenti e un’educazione mirata alla competizione, al confronto, al comando, agli obiettivi, a vincere, altro che maieutica… tutti attributi di un maschile che abita sì in ogni essere umano, ma che è totalmente sbilanciato, ne vediamo benissimo gli effetti esterni ed estremi in tutte le guerre e i vari conflitti in corso, ma anche più semplicemente nel modo in cui è organizzata e funziona la nostra società.

Cosa ne è delle tipicità del femminile come accoglienza, apertura, collaborazione, connessione… sono state castrate fin dalla più tenera età, recise sul nascere in quanto non funzionali allo scopo stesso della società che si basa su principi fondanti di un maschile anch’esso sbilanciato.

Pertanto, tutti quegli attributi così morbidi appartenenti ad una certa quota parte della popolazione – femminile in maggioranza, ma non solo – non solo vengono poco validati, ma addirittura giudicati o boicottati come aspetti sconvenienti che vanno per forza corretti o quantomeno considerati sgraditi.

E per chi possiede sensibilità e sensitività come punte di diamante del suo essere?

Tanti auguri!

Non dimenticherò mai quante volte mi sono sentita dire frasi come: sei troppo sensibile, non devi sentirti così, com’è possibile che soffri così tanto per questa sciocchezza…

In quei momenti avrei sbranato chi mi faceva queste affermazioni e nello stesso tempo ci stavo da cani, sentendomi in colpa per quello che provavo e vergognandomi da morire. Quello di cui allora non mi rendevo conto è che ero io la prima a giudicare quegli aspetti di me. Nel mio intimo ero convinta di dover essere diversa, di doverla correggere la sensibilità.

Ero erroneamente certa che fosse qualcosa di sgradevole, di sbagliato, un ostacolo al poter essere felice.

L’ambiente aveva svolto un lavoro di distruzione straordinario, e io avevo acconsentito, d’altronde non avevo avuto scelta quando ero piccola, io come molti altri.

Così per non sentire il giudizio – prima quello dell’ambiente e poi il mio su me stessa, per sopravvivere mi sono costruita fin da bambina una finta corazza di durezza e indifferenza, e fluttuavo costantemente da momenti in cui ero totalmente sovrastata dalla sensibilità ad altri in cui mi chiudevo nella corazza dell’indifferenza: un delirio.

La cosa più interessante, accaduta negli anni di intenso lavoro su me stessa – cosa ancora in corso ovviamente – è che ho compreso profondamente che quello che avevo considerato un grande difetto è ritornato, una volta integrato, ad essere il diamante con cui sono nata, ed diventato l’aspetto che mi è più utile nella professione che svolgo. Senza questo attributo non potrei ascoltare, comprendere, sentire, percepire, accogliere tutto quello che mi viene condiviso durante le sessioni.

Questo per passare più in profondità un messaggio su un argomento condiviso la scorsa settimana nel mio canale Telegram in cui affermo che: “Prendi una qualunque tua caratteristica che non ti piace, che ti mette a disagio, che ti muove emozioni forti quando emerge, che ti è fonte di imbarazzo, vergogna, sensi di colpa, rabbia, frustrazione, o qualunque altra emozione ti muova. Bene, il nocciolo della faccenda è che sei sfidato prima ad accettarla come fosse qualcosa di ineluttabile – al pari del colore della tua pelle – e poi ad imparare amarla, quando invece la cosa che più desidereresti è di sbarazzartene. Questa è la nuda, cruda e spudorata verità. Questo perché in fondo a quello che più detesti di te si nasconde proprio il dono che porti nel mondo – di cui è esposto il suo lato B – solo che puoi iniziare a metterlo a frutto nel momento in cui l’abbraccio della tua accoglienza e amore incondizionato lo raggiunge.”

Oggi mi riferisco alla sensibilità in particolare, ma gli aspetti di noi che giudichiamo come sgraditi sono anche molti altri, come specifico qui sopra, con manifestazioni emotive di vario genere.  

Qual è il punto della situazione: che la sensibilità è una potente qualità dell’anima, un dono, un talento, un diamante, e che sono i tentativi di sopprimere quella qualità a recare dolore, a produrre sofferenza, perché è come tentare di vivere come uno squalo essendo però un delfino.

Una roba folle, perché giudicarla e considerarla sgradita, oltre a produrre sofferenza impedisce di metterla a frutto e a servizio, per se stesi e per la collettività.

La domanda a questo punto nasce spontanea è: come si fa?

La risposta è contenuta in uno dei principi cardine dell’alchimia “Solve et Coagula” ovvero Sciogli e Riunisci. L’alchimia infatti insegna che il fine non è annientare, distruggere, demolire, ma trasmutare, ovvero mutare in altra forma.

Ci insegna quindi che nessun aspetto di noi è inutile, ma dipende da quello che è il modo in cui lo viviamo, come lo usiamo, se è lui ad avere il sopravvento oppure se siamo in grado di gestirlo. In alchimia c’è un termine preciso che si chiama ottava.

Da quale ottava agiamo? Perché in ottava bassa la sensibilità è insicurezza, in quella alta è ricettività, sono la stessa cosa ma sono anche diametralmente diverse, perché è il soggetto che ne fa esperienza a modificarne la percezione, in base a come le legge, in base al giudizio che ne da.

Va da sé che nel lavoro di completamento della nostra “Magnum Opus“, la Grande opera, ci è richiesto di fare pace e di trasformare quegli aspetti che di noi consideriamo indesiderabili, recuperando il loro vero e autentico valore: la qualità intrinseca di quell’aspetto di tipicità della nostra Anima.

Quello ci consente di fare veramente il salto. Altro che aspettare che qualcuno ci salvi, divenga più gentile nei nostri confronti o che il mondo fuori cambi per noi.

Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, diceva Gandhi, e noi siamo la nostra prima palestra di questo cambiamento e passaggio, se davvero vogliamo ritornare in armonia con la Vita ed essere più felici.

Quindi, se ti trovi a piangere con facilità davanti ad un tramonto, o quando qualcuno ti guarda anche poco di traverso, quando ti senti colpito/a per un nonnulla, puoi aver compreso, ora, che il lavoro da fare è trasformare progressivamente tutto il giudizio che esiste nei confronti di questo aspetto di te in accettazione e accoglienza. Perché mi riferisco solo a te e non all’ambiente, perché tu sei il primo ambiente con il quale entri in contatto, e verrai giudicato con la stessa misura con la quale tu giudichi, sia te stesso/a, quindi il tuo ambiente, che gli altri.  

Parli con tenerezza o durezza a te quando gli aspetti di te legati alla sensibilità emergono?

Mi riferisco al sentirti insicuro, alla vergogna che sopraggiunge quando ti lasci andare, al senso di colpa perché non corrispondi a un ideale di perfezione…

La super sensibilità NON è un difetto, è una caratteristica, è parte di un modo di essere di sentire e di partecipare alla Vita. Il lavoro su di sé consiste nel riconoscere e trasformare come viene vissuta, considerata, giudicata affinché da limite possa diventare risorsa.

Solve et Coagula, la formula è sempre la stessa e lavora partendo da quello che c’è.

Siamo anime meravigliose venute in “missione” in un pianeta scuola per apprendere e per RI- cor –dare, attraverso un periodo di qualche decennio nel quale assumiamo una forma umana che ci consente di fare esperienza e generare saggezza da ogni istante vissuto qui.

Ora la pressione esistenziale è molto forte e lo diventerà ancora di più nei prossimi tempi.

Il tempo di aprirci e di riunire tutto ciò che in noi è ancora orfano è arrivato, la campanella è suonata da un pezzo. La resistenza a questa chiamata è l’origine della sofferenza. Il lavoro su di sé è l’unica strada che permette di ritornare via via più integri per amarci così come siamo e di conseguenza riconoscere, sviluppare e condividere i nostri talenti.

Se hai bisogno di sostegno nei tuoi processi evolutivi, puoi esplorare il mio sito e valutare se ti senti in sintonia con me e i metodi che propongo.

Mi chiamo Valeria e mi occupo di relazione d’aiuto per mezzo di quella che io amo chiamare Scienza dello Spirito.

Ti prendo per mano e ti aiuto ad attraversare i tuoi “imbuti esistenziali”, quei momenti in cui ti sembra di non avere più risorse o risposte adeguate, con modalità integrate che mirano all’armonia e al risveglio dell’anima.

Operatrice in Discipline per il Risveglio Interiore – Counselor olistico Integrale – Insegnante Mindfulness Educators International & meditazione – Rebirther- Operatrice Biorisonanza quantistica e Matrix Drops Computer

(professionista disciplinata ai sensi della legge 4/2013)