La paura della paura

Senso di sgomento, stomaco bloccato, palpitazioni, confusione sulle scelte, senso di minaccia, avvenimenti che accadono che sembrano sempre dei disastri… ecco, questi sono alcuni campanelli di allarme della paura.

Esistono paure reali, concrete, tangibili, oggettive, poi c’è un vasto ventaglio di paure prodotte nel nostro interno, hanno vari livelli di profondità e le chiameremo PAURA DELLA PAURA.

Che cosa sono la paura e la paura della paura?

La paura è un meccanismo protettivo di riposta dei cervelli più antichi dell’essere umano – rettile e mammifero – deputati all’autoconservazione fisica ed emotiva. Questi apparati rispondono attraverso tre modalità principali che sono: attacco, fuga e congelamento. In realtà i meccanismi sono molto più complessi ma il mio intento è di semplificare e di rendere facilmente comprensibile i funzionamenti.

Quando il pericolo è reale – es. un cane ci vuole mordere – il meccanismo di risposta fa il suo lavoro in modo adeguato – scappiamo, attacchiamo il cane, o restiamo fermi. Ma può anche succedere, e accade spesso, che il sistema interno si inceppi, come un computer che si pianta, in questo caso è come se il cervello continuasse a ricevere continui avvisi di pericolo laddove però non ne esiste uno reale. La risposta del nostro corpo però, e l’attivazione del sistema endocrino non è diversa. Infatti tutte le sostanze che si generano nel sistema sono uguali, sia che si tratti di un pericolo reale, sia che non lo sia. Il corpo nel suo complesso si irrigidisce, il cuore palpita, la vescica è stimolata, negli arti periferici affluisce più sangue per predisporre ad una eventuale fuga.

Il corpo è biologicamente fatto per tollerare le sollecitazioni della paura ma, quando questa è protratta per lunghi periodi il corpo può logorarsi. Se osserviamo un’antilope quando scappa da un suo predatore è molto scattante, rapida e si avverte che tutto il suo sistema risponde in modo adeguato al pericolo incombente. Passato il momento però, l’antilope si scuote forte eliminando l’adrenalina in eccesso e ritorna a breve a brucare serenamente l’erba. Tutto finisce in fretta.

Per l’essere umano però non è così perché noi umani molto spesso viviamo la paura della paura, addirittura in un sistema multilevel. Finiamo così per essere assuefatti e intossicati dalla paura e a volte anche dipendenti da essa. Come dei drogati se non riceviamo la nostra dose giornaliera stiamo male. Non che questo sia agito consapevolmente, ma proprio perché non lo è tutto questo diventa assai rischioso. Sovraccaricare un sistema nato per le emergenze con un super lavoro è creare il meccanismo perfetto per mandarlo in tilt.

Viviamo in una società intrisa di paura. Iniziamo fin da quando siamo piccoli con dosi più o meno grandi a ricevere questo veleno. Una volta c’era l’uomo nero che veniva a prenderti o il babau, adesso – davvero specie adesso – viene instillata la paura di toccare gli altri, di ammalarsi, di ricevere fregature, di non essere abbastanza bravi o attraenti, di non avere successo, paura di essere vittime di stupri e/o abusi… non sto dicendo con questo che qualcuno o tutti questi rischi non esistano, ma la domanda importante è: ma se viviamo assecondando queste paure che tipo di vita ci aspetta?

Ha senso restare intrappolati dentro questi meccanismi oppure finché questi ultimi guidano i nostri giorni sulla terra la vita stessa perde il suo reale significato?

La paura ai giorni nostri ha assunto dimensioni epiche e rischiamo proprio per questo di veder svuotate di senso le nostre esistenze finché non ci rendiamo consapevoli di quanto sia capillarmente presente.

La paura è diventata una grande eggregora, una gigantesca forma pensiero che pervade anche l’aria che respiriamo.

Il primo passo per uscirne è diventarne consapevoli.

La paura della paura è particolarmente insidiosa poiché si riconduce a un qualcosa che di per sé non esiste, ad esistere è la paura della sua esistenza. Faccio un esempio pratico: una paura reale può essere che io mi trovi su di un trampolino alto cinque metri e ho paura di buttarmi – paura reale e oggettiva – la paura della paura invece,  è immaginare di trovarmi su di un trampolino alto cinque metri e provare lo stesso tipo di paura – paura della paura -. Nel secondo caso infatti, la paura non è oggettiva – non mi trovo fisicamente sul trampolino – ma la paura che sento risiede nella paura della paura che proverei se mi trovassi in quella situazione (perdona il gioco di parole).

Quante volte ci si può trovare in questo tipo di circostanza?

Facciamo qualche esempio: ho un lavoro ma ho paura di perderlo – la paura non è reale perché al momento ho un lavoro –  ma la paura è di provare paura qualora lo dovessi perdere;  e ancora, la paura di ammalarmi – sono sano ma provo paura per l’ipotesi che si sviluppi una malattia -. Potrei fare mille esempi di questo tipo e tutti avrebbero queste caratteristiche di base.

Ora come reagisce il sistema a queste sollecitazioni prolungate?

Abbiamo visto sopra che l’antilope, passato il momento, ritorna a brucare l’erba come niente fosse, ma l’evoluzione umana ci ha portato:  A) di rammentare, ricordare e rimembrare il passato (non uso a caso questi tre termini che hanno tre significati diversi, B) di autogenerare pensieri, emozioni e risposte ormonali che possono essere pervasive e durature nel tempo. Quando questo succede, cioè quando il sistema biologico resta immerso nella paura per lunghi periodi si deteriora, generando malessere a vari livelli.

Allora vivere diventa complesso come tentare di spingere un carro con le ruote quadrate: è faticoso, dispersivo, non dà risultati e magari fa venire anche l’ernia a forza di spingere.

Il sistema energetico umano, collegato a quello biologico, alle strutture di pensiero e al complesso emotivo, ha necessità di essere riequilibrato per favorire il giusto rapporto di scambio, fluidità e passaggio dell’energia vitale che, quando bloccata genera degli ingorghi in aree specifiche o in tutto l’insieme.

Per riequilibrare l’apparato energetico è possibile partire sia da lavori fatti attraverso il corpo – prediligo lavorare con tecniche di respiro – e anche attraverso nuove tecnologie create anche a questo scopo –  utilizzo da qualche tempo un sistema di biorisonanza che esegue un lavoro di riequilibrio del sistema dei Chakra -. Inoltre può essere di aiuto una alimentazione sana e corretta. Altri approcci sono la pranoterapia, alcune arti marziali e pratiche meditative.

Risulta altrettanto importante e non trascurabile – o evitabile – diventare consapevoli di quali siano i trigger interni che si attivano e che alimentano in modo perpetuo il manifestarsi di forme pensiero che nutrono la paura della paura.

Perché è importante cambiare punto di vista?

Ci sono tanti modi per guardare ad una determinata cosa, persona, situazione o evento. Il modo attraverso cui guardiamo determina il modo attraverso il quale noi ne facciamo esperienza e, il modo attraverso cui ne facciamo esperienza determina il modo attraverso cui possiamo vivere una vita piena e appagante piuttosto che vuota o priva di senso.

Cambiare non è sempre facile, ribaltare le nostre credenze, quelle che ci hanno nutrito una vita, e cominciare a guardare da un’altra prospettiva richiede la nostra disponibilità ad abbandonare vecchi punti di riferimento che, per quanto dolorosi e incancreniti dentro di noi, sono comunque conosciuti e certi.

Da un punto di vista energetico e quindi per ritrovare quell’equilibrio di cui sopra è importante tenere bene a mente che, con le nostre decisioni consapevoli o no, creiamo e generiamo la qualità della nostra vita, del nostro corpo e delle nostre relazioni istante per istante. A differenza degli animali – come l’antilope descritta – noi umani abbiamo la possibilità di scegliere la nostra vita crescendo in consapevolezza, anche se una parte di noi è istintuale siamo comunque esseri autocoscienti e con la possibilità di evolverci in continuazione.

Da questa scelta dipende sia il nostro futuro come individui ma anche come collettività. Finché saremo schiavi delle nostre paure resteremo appunto schiavi.

La paura non è un mostro che possa essere ucciso e non deve nemmeno essere ucciso, la paura quando ascoltata e integrata è amore.

Ricordati di questo: se la tua vita è governata dalla paura, sei finito! Ciò dimostra semplicemente che l’amore non è ancora diventato così forte da indurre la paura a scomparire. La paura è semplicemente un sintomo, non una malattia e non c’è una cura, non c’è n’è bisogno. È perciò solo un sintomo, ed è molto utile perché dimostra che non devi sprecare più la tua vita. Ti dice solo di amare di più. […] Tu non puoi distruggere l’oscurità  perché in primo luogo non è presente. Prendi nota del fatto che esiste e poi inizia a lavorare su come portare la luce.     Osho